martedì 12 novembre 2013

Spotify & Itunes: condanna o salvezza del commercio musicale?

La nuova era musicale è caratterizzata dall’uso giornaliero di portali che permettono di ascoltare e scaricare legalmente la  musica in file Mp3.
Itunes e Spotify, due colossi dello streaming musicale, stanno ricevendo diverse critiche da parte di alcuni artisti: un esempio è quello di Thome Yorke, il leader dei Radiohead che definisce Spotify "l’ultimo rantolo della discografia morente che svende i suoi cataloghi ai giovani artisti”.

Questo portale negli ultimi 5 anni ha raggiunto una grandissima popolarità toccando i 24 milioni di utenti attivi, grazie anche a diverse promozioni offerte.
C’è anche chi lo definisce, come Nicki Mason, il batterista dei Pink Floyd, “Il futuro possibile del music business”; infatti tra il 2009 e il 2012 Spotify ha versato 500 milioni di dollari alle case discografiche.
A rafforzare la convinzione di Nicki Mason ci sono diversi fattori, uno dei quali è
la crescita di musica in streaming: essa  si sta rivelando l’arma più efficace per combattere la pirateria online, il file sharing illegale senza regole sta infatti arretrando in tutto il mondo.

L’ultima obiezione da parte dei detrattori dello streaming risulta essere quella  che Spotify e gli altri portali stanno “cannibalizzando i negozi digitali”: Will Page, il responsabile economico di Spotify, smentisce questa teoria: “Grazie allo streaming la gente scopre facilmente nuovi album che poi acquistano, basta un numero: nei primi 6 mesi, su Spotify Italia, sono state ascoltate oltre 600 milioni di canzoni”.


In un presente in cui ormai la vendita di CD fisici risulta sempre meno costante, lo streaming, secondo me, può realmente rappresentare un possibile futuro nel mondo del commercio musicale,  infatti  condivido pienamente l’opinione di Nicki Mason.

Gabriele Bobula
12 novembre 2013

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