La nuova era musicale è caratterizzata dall’uso giornaliero
di portali che permettono di ascoltare e scaricare legalmente la musica in file Mp3.
Itunes e Spotify, due colossi dello streaming musicale,
stanno ricevendo diverse critiche da parte di alcuni artisti: un esempio è
quello di Thome Yorke, il leader dei Radiohead che definisce Spotify "l’ultimo
rantolo della discografia morente che svende i suoi cataloghi ai giovani
artisti”.
Questo portale negli ultimi 5 anni ha raggiunto una
grandissima popolarità toccando i 24 milioni di utenti attivi, grazie
anche a diverse promozioni offerte.
C’è anche chi lo definisce, come Nicki Mason, il batterista
dei Pink Floyd, “Il futuro possibile del music business”; infatti tra il 2009 e
il 2012 Spotify ha versato 500 milioni di dollari alle case discografiche.
A rafforzare la convinzione di Nicki Mason ci sono diversi
fattori, uno dei quali è
la crescita di musica in streaming: essa si sta rivelando l’arma più efficace per
combattere la pirateria online, il file sharing illegale senza regole sta
infatti arretrando in tutto il mondo.
L’ultima obiezione da parte dei detrattori dello streaming
risulta essere quella che Spotify e gli
altri portali stanno “cannibalizzando i negozi digitali”: Will Page, il
responsabile economico di Spotify, smentisce questa teoria: “Grazie allo
streaming la gente scopre facilmente nuovi album che poi acquistano, basta un
numero: nei primi 6 mesi, su Spotify Italia, sono state ascoltate oltre 600
milioni di canzoni”.
In un presente in cui ormai la vendita di CD fisici risulta
sempre meno costante, lo streaming, secondo me, può realmente rappresentare un
possibile futuro nel mondo del commercio musicale, infatti
condivido pienamente l’opinione di Nicki Mason.
Gabriele Bobula
12 novembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento